Guide Travel

L’irresistibile inquietudine di Lanzarote

caleta de famara lanzarote

Rossa come il fuoco, nera come il carbone, bianca come le nuvole spinte dal vento che soffia quasi costantemente, dalle nere coste della costa est fino alle spiagge dorate e al mare smeraldo della costa occidentale, passando per l’entroterra dove spazzo palme e fichi d’india dai frutti dolci e scuote le piccole viti del caratteristico vino Moscato dell’isola.

Lanzarote non è un’isola tenera. Non lo è più, almeno dal 1° settembre del 1730 quando improvvisamente si fece notte e un’eruzione vulcanica di proporzioni bibliche la carbonizzò letteralmente, seppellendo una decina di villaggi e modificando per sempre la sua conformazione, lasciando anche trecento coni vulcanici tutt’ora attivi.

Eppure la più orientale delle Canarie, quella più vicina alla costa africana in linea con il deserto del Sahara, attira in modo magnetico. Come tutte le cose indomabili e irrequiete, possiede un suo fascino autentico.

playa del papagayo
Lanzarote: Playa del Papagayo

Prima di partire per Lanzarote, ho parlato con diversi amici e conoscenti che c’erano già stati. Mi ha colpito come quest’isola divida: la si ama o la si odia. Niente mezze misure.

Lanzarote ha un clima mite, tiepido anche d’inverno tanto che si può fare tranquillamente il bagno in autunno nelle sue bellissime spiagge sabbiose. Ma è anche una terra ruvida e profondamente materica, composta di lava, roccia e sabbia. Il paesaggio è quasi ovunque nei toni del rosso e del nero o del giallo ocra, secco, a volte scorticato e quasi perennemente agitato dal vento. E’ un altro pianeta, una Marte in terra.

Tra chi ha amato profondamente quest’isola così particolare ci sono spesso figure inquiete, solitarie o comunque in cerca di pace. Lo scrittore premio Nobel per la letteratura José Saramago si ritirò qui per diversi anni dopo le polemiche suscitate dal suo libro “Vangelo secondo Gesù Cristo”, proprio per cercare isolamento e silenzio.

Di Lanzarote ha scritto pagine bellissime: diceva che era come una “Lady Macbeth che dorme”: anche quando ci sembra inquietante e minacciosa, ha comunque un lato dolce. Scriveva anche che ha “qualcosa di teatrale, un apparato di fondali e cieli finti che distrae lo sguardo e fa viaggiare lo spirito, come se stessimo davanti a un ciclorama in movimento”.

jardin de cactus cesar manrique lanzarote
Lanzarote: Jardìn de Cactus

Ha amato profondamente Lanzarote, forse più di chiunque altro, César Manrique, l’artista canario che ha dedicato interamente la sua attività all’isola natale. Un nome che quasi annoia mentre si visita l’isola, tanto spesso lo incontriamo praticamente ovunque: sembra che non ci sia angolo di Lanzarote dove non abbia messo mano Manrique.

Creativo e ambientalista, ha difeso l’isola dalla speculazione edilizia e ha creato alcune delle installazioni e dei siti più visitati, oltre a dare impulso ai due musei a lui dedicati dopo la morte: la Fundación César Manrique e la casa-museo a Harìa, due luoghi dove natura e architettura si compenetrano a vicenda. Osservando i suoi interventi, trovo che Manrique tentasse di valorizzare ma anche di addomesticare la natura selvatica di Lanzarote unendo arte, architettura e natura.

Ma forse il personaggio che più rappresenta l’irrequietezza di Lanzarote è l’eremita Hilario. Questa volta non si tratta di un artista o di un personaggio storico, ma di una leggenda. Si dice che questo soldato dell’Ottocento a un certo punto abbia avuto una crisi mistica e, dopo aver disertato, si sia ritirato da solo per il resto della sua vita tra i vulcani del Timanfaya, con l’unica compagnia di un cammello.

timanfaya montanas del fuego lanzarote
Lanzarote: vulcani del Timanfaya

Il Timanfaya è l’ambiente più inospitale che ci sia: un inferno nel vero senso della parola. Si tratta di un’area vulcanica di trenta chilometri nella parte sud-orientale dell’isola, soprannominata eloquentemente Montañas del Fuego, le montagne di fuoco. La zona è tagliata a metà dalla LZ67, una strada spettacolare dritta come un tratto di penna, distesa sulla terra arroventata tra campi di lava nero carbone e colline rosse.

Il cuore del Timanfaya, che è un parco naturale nazionale, non si può visitare a piedi o in macchina, ma solo a bordo di uno dei bus arancioni che partono dal centro visitatori, che ti fanno sentire un po’ un astronauta in esplorazione sul Pianeta Rosso.

C’è ancora una camera di magma molto vicina alla superficie e i suoi effetti si possono sperimentare grazie alle dimostrazioni degli operatori del parco. L’effetto geyser è sicuramente sorprendente, ma devo ammettere che quello che ha attirato di più la mia attenzione è stata la cottura naturale del pollo arrosto… Sarà stato che era mezzogiorno! C’è, infatti, anche un ristorante progettato dal solito Manrique, dove i cibi vengono cotti su un barbecue alimentato esclusivamente dal calore proveniente dalla lava nel sottosuolo.

Un modo divertente per visitare una piccola porzione del parco è a bordo di un cammello. La partenza dei tour in cammello è appena più a sud del centro visitatori da cui partono i bus.

cammelli timanfaya lanzarote
Lanzarote: cammelli tra i vulcani del Timanfaya

A pochi minuti di auto dai vulcani c’è la regione vitinicola di Lanzarote, La Geria, che produce un ottimo Moscato. Un vino resiliente, ottenuto da minuscole piantine posizionate nel terreno nero vulcanico e protette dal vento perenne grazie ai caratteristici muretti in pietra a secco a forma di mezzaluna. Si possono fare visite guidate, degustazione e acquistare bottiglie di vino in una delle tante bodegas della zona; io sono stata alla Bodega La Geria, che dà il nome a tutta la zona.

La costa sud-occidentale e la punta meridionale dell’isola sono le zone più tenere: sono protette dal vento e, nelle baie, si trovano bellissime spiagge tranquille. La più amata anche dai locali è sicuramente Playa del Papagayo, una caletta con sabbia oro e acqua color smeraldo. Un momento speciale è il tramonto, da vivere facendo un aperitivo in uno dei due chiringuiti appollaiati sopra la spiaggia e osservare il sole che scende sul mare incastrandosi tra le scogliere che chiudono la striscia di sabbia come quinte di un palcoscenico.

Playa del Papagayo si raggiunge pagando un biglietto di accesso (3 euro) e percorrendo una lunga strada sterrata con la quale si raggiungono altre belle spiagge. Sono, invece, località balneari più commerciali Puerto del Carmen, sulla costa occidentale, e Playa Blanca, su quella a sud.

la geria lanzarote
Lanzarote: La Geria

La costa est è, invece, quella più brutale. Qui le colate laviche color carbone arrivano fino a gettarsi in acqua, creando spiagge di lava nera che non sembrano appartenere a questo mondo, come la Playa de Janubio. Attorno alla località di El Golfo si trovano anche le saline e le grotte gemelle di Los Hervideros dove, percorrendo scale e cunicoli, si può osservare lo spettacolo del mare che si infila nelle cavità della roccia, o affacciarsi a un piccolo balcone naturale incastonato nella scogliera.

La spiaggia di Famara, amata dai surfisti, è forse il luogo che mi piace di più di Lanzarote. Qui il vento è sempre forte e non è un posto per bagni rilassanti. Ma la scogliera alta del Risco che fa ombra alla spiaggia e le luci che si riflettono al tramonto, quando i surfisti entrano in acqua per l’ultima onda della giornata, lo rendono un luogo di un’intensità rara. Il villaggio di Famara è spartano e un po’ hippy con strade di sabbia e un chiringuito alla buona, ma molto apprezzato dai locali.

Dietro al Risco de Famara passa la strada che va verso nord, affianca il vulcano Corona e sale fino al Mirador del Rio, un’altra creazione di Cesar Manrique che offre un punto di osservazione spettacolare sulla placida isoletta La Graciosa. L’ingresso al Mirador è a pagamento, ma si può avere una bella visuale anche dalla strada.

caleta de famara risco lanzarote
Lanzarote: Caleta de Famara

“Paradisiaco” è un termine decisamente inflazionato quando si parla di viaggi, ma non saprei come altro definire La Graciosa. Questa isoletta a nord di Lanzarote si raggiunge in mezzora di traghetto, oppure con un tour in catamarano di una giornata; entrambi partono dal porto di Orzola. La Graciosa ospita meno di trecento abitanti e non ci sono strade, ma spiagge incantevoli che non invidiano i Caraibi.

Da sud a nord di Lanzarote, il paesaggio cambia e si fa sempre più secco, il terreno sbiadito e pietroso, la vegetazione rada composta per lo più da cespugli secchi. In questa parte dell’isola si trovano le spiagge bianche di Playa Caletones, nella punta settentrionale, e altre due invenzioni di César Manrique : il Jardìn de Cactus, un giardino botanico con quattromilacinquecento cactus da tutto il mondo e un piccolo mulino a vento, e il Jameos del Agua, una grotta vulcanica che ospita un laghetto interno, attorno al quale vengono organizzati concerti ed eventi.

Il Jameos del Agua è stato creato dalla stessa eruzione vulcanica che, cinquemila anni fa, ha dato forma alla Cueva de los Verdes, poco distante. Si tratta di una grotta visitabile all’interno della quale si assiste a un sorprendente effetto ottico. Non svelerò il trucco per non rovinare la sorpresa ai futuri visitatori (e anche perché la guida è stata molto minacciosa al riguardo…).

L’unica città vera e propria di Lanzarote è la capitale Arrecife. Francamente la trovo evitabile se non, forse per la piccola fortezza sul mare e i bar e ristoranti della passeggiata. Tutta un’altra atmosfera nella vecchia capitale, Teguise, un villaggio storico con casette intonacate di bianco, negozietti di souvenir, ristorantini e una bella piazza che ricorda i pueblos blancos dell’Andalusia.

charco del agua lanzarote piscina naturale
Lanzarote: Charco del Agua

Il minuscolo abitato di Charco del Palo, a nord di Arrecife, è un’oasi di pace e silenzio in cui fa base una comunità di nudisti. C’è anche una piscina naturale scavata dal mare nella roccia. Sull’isola se ne trovano diverse: le più famose sono a Punta Mujeres sulla strada principale del paese, ma sono un po’ troppo affollate per i miei gusti.

Un po’ più difficile da raggiungere è la piscina naturale di Charco del Agua, isolata e collegata alla civiltà solo da una lunga strada dissestata che ha messo alla prova la mia Panda a noleggio… Ma ne è valsa la pena.  

Qualche chilometro più a nord, sempre lungo la costa, c’è il mio paesino preferito a Lanzarote. Arrieta è un piccolo villaggio di pescatori dove le persone ti salutano e ti dicono “benvenuti”, ci sono ottimi ristoranti di pesce e nelle stradine, tra le case affacciate sul mare e sulla spiaggia nera, si sente solo il rumore delle onde.

Mi sono persa per un po’ nella terrazza di un bar qualsiasi, spiando la luce del mattino che si rifletteva fredda sulle onde e un ragazzo e una ragazza che bevevano caffè e sembravano innamorarsi. Come scriveva Saramago, “nessun altro al mondo vuole questa pace?”


Photo Credits: Serena Marchini / Don’t Think Just Go

You Might Also Like

No Comments

Leave a Reply