Non viaggiamo mai davvero soli. Ci portiamo sempre dietro qualcuno.
Quando viaggio, mi capita di pensare a chi non è qui con me. Qualcuno che avrebbe voluto esserci. Qualcuno che non ha voluto esserci.
Jersey City è quasi deserta. È venerdì pomeriggio presto, la stazione del treno non ha ancora iniziato a vomitare dalle scale mobili i pendolari di ritorno dagli uffici di Manhattan.
L’aria oggi è gelida. Alla fine, l’inverno è arrivato anche a New York.
In riva al fiume un uomo appoggiato alla ringhiera, solo. Fissa i grattacieli di vetro di Downtown, che scintillano freddi sotto il sole.
Due bambini con la stessa camicia a quadri ridono mentre mamma e papà scattano loro una foto davanti a New York.
Al di là dell’Hudson ci sarà il solito chiasso di clacson, sirene, venditori di hot dog che gridano, cellulari che squillano.
Qui solo i gabbiani e le onde dei traghetti, che attraccano lenti come per non disturbare.
Vorrei che fossi qui.
O forse no.
[ Jersey City ]
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